
Quando siamo su internet,
tutti abbiamo un'opinione su tutto. Chiara e netta. E abbiamo voglia di esprimerla.
Paul Ford, giornalista americano, sostiene che la filosofia di internet può essere riassunta in una domanda: "Perchè non mi avete consultato?". Gli esseri umani, scrive Ford, hanno bisogno di
essere consultati, coinvolti, di esercitare le loro competenze (e quindi il loro potere), e prima d'ora nessun mezzo di comunicazione era riuscito a soddisfare questo bisogno.
Il rovescio della medaglia è quello descritto da
George Monbiot, del Guardian: "Le discussioni in cui non ci sono
interessi economici in ballo tendono a essere più civili di quelle in cui si parla di questioni dove le aziende possono guadagnare o perdere miliardi. Per esempio il cambiamento climatico, la sanità pubblica o l'evasione fiscale delle industrie. Queste discussioni sono spesso caratterizzate da
incredibili livelli di violenza verbale". Monbiot è arrivato alla conclusione che ci sono
persone, probabilmente pagate, che su internet cercano di sabotare ogni dibattito civile intorno a temi considerati delicati.
Per indicare questa tecnica c'è anche una parola,
astroturf, dal nome di una marca di erba artificiale usata negli impianti sportivi. L'
astroturfing è l'arte di fare sembrare spontaneo e naturale il consenso (o il dissenso) intorno ad un'idea o a un prodotto.
Giovanni De Mauro (da
Internazionale del 14 gennaio 2011).