Antonini, la Popolare di Spoleto, Banca d'Italia

Ovvero, dell'Italia che non funziona. Ovvero, delle perversioni della cooperazione.

La Banca Popolare di Spoleto (BPS) è una cooperativa, come tutte le popolari. Ma è anche una banca.

Come tale, è sottoposta alla vigilanza di Banca d'Italia. La quale, circa un anno fa, nel novembre 2010, rilevando diverse anomalie nella gestione della BPS, ha chiesto di allontanarne il Presidente. Trattasi di Giovannino Antonini, sordido personaggio da sottobosco locale, tra clientele da prima (e seconda) repubblica e altri intrecci massonici.

Antonini non si è scomposto. Prima ha fatto dimettere il direttore della banca, Alfredo Pallini, ritenuta da tutti persona seria e competente. Poi, quando il pressing di Bankitalia è aumentato, ha fatto un piccolo passo indietro ma è riuscito a conservarsi una poltrona preziosa come presidente della Spoleto Credito e Servizi. Dalla quale in questi mesi ha manovrato per la sua rielezione.

Puntualmente avvenuta da parte dell'assemblea della banca popolare di sabato 17 dicembre 2011. Con la partecipazione di 1500 soci, che compatti hanno votato l'unica lista presentata, che prevedeva appunto Antonini presidente.

Una bella sconfitta per Banca d'Italia, per il territorio in cui lavora la BPS, per la cooperazione e l'idea stessa di democrazia economica.

Il partito dei carini del PIQ

Fondazione Symbola e Unioncamere hanno calcolato il Piq: il prodotto interno di qualità. Ennesimo tentativo di dire qualcosa di originale rispetto al Pil. Bene.

Ma come si calcola il Piq? Che cos'è la qualità che misura? Come è definita? Nelle due fitte pagine che Il Sole 24 Ore dedica all'argomento giovedì 15 dicembre, non si trova una nota al riguardo.

Ma vi sono alcuni dati: il Piq rappresenta la metà del Pil (primo stupore), il Piq della chimica è il 60% del Pil del settore (secondo stupore), il Piq dei mezzi di trasporto rappresenta il 50% del settore (terzo stupore).

Allora diventa tutto chiaro: il Piq non esiste, è tutta una buffonata, a meno che qualcuno veramente pensi che ciò che ci circonda quotidianamente è almeno per la metà di qualità...

Ermete Realacci, presidente di Symbola, Claudio Gagliardi, segretario generale di Unioncamere, Leonardo Becchetti, teorico dell'economia della felicità: tutti candidati ad entrare con entusiasmo nel partito dei carini di Montezemolo e Della Valle, così ben sintetizzato dalla satira di Crozza! Manca solo Veltroni...


Facciamo il tifo per l'ammazza-moscone

Che sia arrivato l'ammazza-moscone?

Ci riferiamo a Mario Baccini, al Comitato per il microcredito, e alla ipotizzata cancellazione dell'ente prevista dal nuovo governo.

Parliamo di ipotesi perchè già più di una volta il Comitato è stato lì lì per essere cancellato, ma poi si è salvato grazie alle abilità da prima repubblica del moscone.

Vediamo se Monti riesce dove ha fallito 3Monti. Noi facciamo il tifo per lui.

Massoni democratici? Ma per favore...

Il post sui banchieri al governo ha suscitato i commenti di qualche fan della massoneria.
Il dibattito è quanto meno stupidotto.

Comunque, se vi può interessare come la pensa chi contribuisce ad affondare l'Italia, leggete pure qui cosa dicono i massoni.

E la risposta del Condor.

Interessante...

Governo dei banchieri? Forse. E questo blog è stato in prima fila nel condannare la scelta inopportuna di alcuni ministri (Passera e Ciaccia su tutti).

Ma ieri abbiamo assistito alla conferenza stampa di Mario Monti. E abbiamo sentito con le nostre orecchie parlare in chiave positiva di tassa sulle transazioni finanziarie. Ciòè, praticamente, l'anticristo dei banchieri.

Non male. Per giudicare la manovra, conviene aspettare. Ma un Presidente del Consiglio che parla di Tobin Tax arrivando a dire che il governo italiano la sosterrà in Europa, questo paese non l'ha mai avuto.

Alla faccia della sinistra e dei suoi soloni. E se, come pare, veramente c'à l'intenzione di (re)introdurre il Reddito minimo di inserimento, è opportuno che anche la CGIL rifletta bene prima di cannoneggiare a vanvera su questo esecutivo.

Pover Christ Supertax

Poche volte la satira è stata efficace come in questa performance strepitosa di Crozza, che reinterpreta il grande classico del musical Jesus Christ Superstar per spiegare agli italiani cosa li aspetta con il governo Monti...

Guardalo qui:

L'Italia in mano a IntesaSanPaolo

Corrado Passera Ministro allo Sviluppo Economico e alle Infrastrutture. Elsa Fornero Ministro al Welfare.

Il primo era al momento della nomina amministratore delegato di IntesaSanPaolo.
La seconda vicepresidente del Consiglio di Sorveglianza di IntesaSanPaolo.

IntesaSanPaolo è una delle principali banche del Paese. Il Ministero dello Sviluppo Economico dirige le politiche pubbliche in materia di garanzie per il credito alle piccole e medie imprese, di cui beneficiano le banche, tra le quali c'è ovviamente IntesaSanPaolo.
IntesaSanPaolo è il principale finanziatore della CAI, la compagnia che ha rilevato Alitalia nel 2008, con l'arrivo di Berlusconi al governo dopo Prodi.
Il Ministero delle Infrastrutture determina con le sue politiche gli spazi di business per il mercato dei trasporti, incluso quello aereo, e le forme di sostegno alle compagnie di interesse nazionale, inclusa Alitalia.

Passera e Fornero hanno rassegnato le dimissioni pochi minuti dopo il giuramento da ministro. Riusciranno a garantire imparzialità e indipendenza nella loro azione di governo?

Oro alla patria?

Da Mussolini a Berlusconi, passando per Amato e Passera-Profumo, la proposta di sacrifici patriottici per resistere all'invasore fa sempre un suo effetto. Ma è solo un abbaglio.

Spiega bene il perchè Luigi Zingales:

Come italiano non posso che esprimere la mia ammirazione per il senso di responsabilità e lo spirito di abnegazione dimostrato da chi ha lanciato e aderito all'appello a investire i risparmi in titoli di Stato italiani. Come economista ho grandi perplessità che spiegherò più avanti.

Da questa difficile situazione - con lo spread fino a 575 punti - si può uscire solo se ci rimbocchiamo tutti le maniche e facciamo la nostra parte. Storicamente, gli italiani hanno sempre dato il meglio di sé nei momenti più difficili, supplendo con il sacrificio personale all'incapacità e inettitudine dei loro governanti. Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, per esempio, mentre il re e Badoglio si davano a una precipitosa fuga senza lasciare chiari ordini, i nostri soldati si immolavano a Cefalonia, Corfù, e in molti altri luoghi in nome in uno Stato che li aveva abbandonati al proprio destino.

Come economista, però, non posso che interrogarmi sull'efficacia di questa proposta. Se lo scopo è quello di influenzare lo spread rispetto ai titoli tedeschi con acquisti nostrani, devo denunciare la futilità dell'iniziativa. Oggi il debito pubblico italiano è intorno ai 1.900 miliardi, 47% del quale detenuto all'estero. Anche ammettendo che tutti gli italiani non vendano, per sostenere artificialmente i prezzi in assenza di fiducia da parte degli operatori esteri è necessario essere pronti a riacquistare tutto il debito detenuto all'estero.

Si tratta di 893 miliardi di euro, pari a 23mila euro per contribuente. Benissimo - mi si dirà. L'imprenditore Giuseppe Covre da Oderzo ha acquistato 20mila euro di titoli. Se tutti fanno come lui il Paese è salvo. Peccato, che il 64% dei nostri contribuenti guadagna meno di 15mila euro. Difficile immaginare che possano investire 20mila euro in titoli di stato. Se escludiamo costoro, che probabilmente non hanno alcun risparmio da investire, la cifra sale a 64mila euro per contribuente. Il 91% dei contribuenti al di sopra dei 15mila euro, però, guadagna meno di 50mila euro.

Pensiamo veramente che abbiano 64mila euro liquidi da investire? Se escludiamo anche costoro ci troviamo con solo un milione di contribuenti al di sopra dei 50mila euro. Per assorbire il debito estero costoro dovrebbero investire 893mila euro a testa. Ma allora gentile signor Covre se non vuole limitarsi ad un gesto solo simbolico investa 900mila euro in titoli di stato, non 20mila.
Se vogliamo essere realisti l'investimento in titoli di Stato dovrebbe essere almeno proporzionale al reddito. Il conto è presto fatto: visto che il rapporto debito-Pil è di circa il 120% e che la componente di debito detenuta all'estero è pari a 47%, questo significa che ognuno deve essere disposto ad acquistare ulteriori titoli di Stato per un valore pari al 56% (0,47 per 1,2) del suo reddito lordo. Siamo sicuri di trovare molti volontari?

Ma come può essere così difficile, se le statistiche, opportunamente ripetute, riportano che gli italiani hanno una ricchezza pari a cinque volte il Pil? Se sono così ricchi, non possono forse ricomprarsi il debito? Il problema è che la maggior parte della ricchezza degli italiani è in immobili e aziende di famiglia. I primi poco redditizi, le seconde già molto indebitate. Per investire il 56% del proprio reddito lordo in titoli pubblici italiani, gli italiani dovrebbero cominciare a vendere immobili e aziende, con effetti estremamente depressivi sull'economia.

Più ragionevole sarebbe raccogliere i soldi dei volontari in un fondo di intervento per sottoscrivere i titoli di Stato in sede di asta, laddove la Bce non può intervenire. Questo avrebbe un duplice vantaggio. Primo, acquistando titoli di nuova emissione l'operazione non si trasformerebbe in un bailout degli investitori esteri a spese degli italiani patriottici. Secondo, aiuterebbe a evitare un umiliante intervento del Fondo monetario internazionale nell'ipotesi, poi non tanto remota, che la domanda a un'asta non sia sufficiente. Per assorbire i titoli in scadenza nei prossimi dodici mesi ci sarebbe bisogno di 300 miliardi di cui 140 detenuti all'estero. Divisi per i 14 milioni di contribuenti che guadagnano più di 10mila euro all'anno si tratta comunque di un investimento di 10mila euro per contribuente.

Se c'è abbastanza seguito, questo fondo potrebbe servire se non altro a dimostrare al mondo la volontà degli italiani di sacrificarsi. Ma per essere preso sul serio, questo fondo dovrebbe essere più che simbolico nell'ammontare ed equo nella distribuzione del peso, diciamo con un investimento di 5mila euro per cui guadagna tra i 10 e i 50mila euro, un investimento di 20mila per chi guadagna tra 50 e 100mila, e di 50mila per chi guadagna più di 100mila. Ma sarebbe comunque una pezza solo per dodici mesi, e dopo?

Il Paese non è vittima della speculazione internazionale da cui deve essere salvato, è vittima di una classe dirigente che ha fatto di tutto per portarlo allo sfacelo. Per quanto eroico, il "serrate le fila" non ci aiuta a risolvere il problema, anzi lo peggiora, prolungando l'agonia e ritardando un salutare ricambio.

Dopo l'invasione dell'Etiopia, il regime fascista, isolato sul piano internazionale e sottoposto a sanzioni, chiese ai cittadini di donare le proprie fedi nuziali alla patria. L'iniziativa ebbe un enorme successo di immagine. Guglielmo Marconi e Luigi Pirandello donarono addirittura la loro medaglia di premio Nobel. Il consenso ottenuto ringalluzzì Mussolini e gli diede l'illusione che l'Italia potesse combattere contro il mondo intero. Fu in parte questa illusione che lo spinse a entrare nel conflitto mondiale. Forse se gli italiani avessero dimostrato un po' meno senso patriottico, ci saremmo risparmiati quasi mezzo milione di morti, due anni di occupazione nazista, e danni incalcolabili. Per quanto nobili, in campo economico gli appelli al patriottismo possono essere controproducenti. Oggi il vero patriottismo consiste nel lottare per un cambiamento, non nel sostenere a tutti i costi l'esistente.

da Il sole 24 Ore del 10 novembre 2011

Non importa come

Legge della strada (e della politica)



C'è sempre un coglione a destra.

La messa fa bene alla destra (e male all'Italia)

Secondo i dati di un recente sondaggio voluto da Libero (e realizzato da Ipsos) i cattolici si confermano spina dorsale della destra italiana in politica (e nella società).

Che li delude (se si votasse oggi, il 48,7 per cento dei praticanti e il 40,3% dei non praticanti diserterebbe le urne), ma che non mollano: il 24,1 per cento dei praticanti voterebbe centrodestra, l’8,3 per cento il centro e il 18 per cento il centrosinistra.

Sono interessanti i confronti tra le intenzioni di voto di oggi tra i cattolici praticanti rispetto a quelle stimate alle politiche del 2008 e poi un anno fa. Oggi il 37,2% dei praticanti voterebbe per il Pdl, contro il 34,4% di un anno fa e il 41,3% del 2008. L’8,6% dei cattolici praticanti indicherebbe la Lega. In totale, il centrodestra è al 47% contro il 49,1 per cento di un anno fa e il 51,8% del 2008. Nel Terzo Polo, l’Udc è al 10,9% e il centro, nel suo complesso, è al 16,2%. Nel centrosinistra, il Pd è accreditato di un 24,2%: in aumento rispetto al 22,2% del 2010, ma in calo sul 26,5% del 2008.

Illuminante la ripartizione delle intenzioni di voto per "intensità" di cattolicesimo:
- tra coloro che sono parte attiva della Chiesa, la forbice destra sinistra è di 6 punti percentuali;
- tra coloro che assistono regolarmente alla messa, la forbice arriva a 8 punti;
- tra coloro che vanno a messa in media una volta al mese diventano 9 punti percentuali;
- tra coloro che invece vanno a messa solo per le grandi celebrazioni, la relazione si ribalta e il voto per il centrosinistra supera di 14 punti percentuali quello di destra.

In sintesi, l'Italia continua ad essere guidata dalla pancia del peggior conformismo sociale - leggi cattolicesimo - che vota a destra per non sbagliarsi, così come va a messa - ogni tanto - per sentirsi "a posto".

Una domanda alla sinistra, o sedicente tale: ha ancora senso inseguire questo voto? o non conviene forse guardare oltre?

Se Crosetto fa rima con inetto

Era bello sentire come inveiva contro i regolamenti e le leggi fatte male. Come se la prendeva con gli uffici pubblici che chiedono troppi documenti alle imprese. Quanto fosse sensibile all'eccesso di tassazione cui sono sottoposte le imprese italiane.

L'altra sera in televisione, Guido Crosetto sembrava sinceramente appassionato. Dalla parte dei più deboli, contro il potere dello Stato. Ecco.

Peccato che abbia completamente sbagliato mira, dimenticando di essere sottosegretario del governo in carica. Guido Crosetto. Un inetto.

Arriva "Il Ruvido"

Sabato 29 ottobre esce il primo numero de «Il Ruvido», settimanale umoristico fondato da Roberto Corradi ("Il Misfatto") e Marco Presta ("Il ruggito del coniglio"), di cui Alessandro Carusi curerà la redazione.

Sedici pagine a colori, a un euro, con articoli e vignette di Marco Presta, Greg, Enrico Vaime, Portos, Gianni Fantoni, Bebo Storti, Margherita Hack (che curerà l'oroscopo) e molti altri ancora.

Se lo compriamo, continuerà ad uscire...

IL - L'ignorante lurido del Sole24Ore

IL è il nome della rivista "per maschi" (proprio così) del confindustriale editore Sole24Ore. Già titolo e sottotitolo basterebbero a non aprirlo neanche.

Ma qualcuno me lo ha poggiato sulla scrivania e allora un occhio ce lo butto. Le solite tonnellate di carta patinata, costosa, pesante, inquinante e vuota. Ossia piena, ma di pubblicità fighetta.

Tò, becco un'intervista a Toni Negri. Si vede che per i confindustriali fa radical chic parlare con il teorico dell'autonomia operaia. Peccato che l'intervista è illeggibile. Non uno, due o tre errori, ma un continuum di refusi. Che fa pensare che neanche l'abbiano riletta. Né l'autore né qualche altro redattore.

A meno di non convincersi che IL sta per "ignorante lurido" e che così la scaltra lobby industriale italiana pensi di allevare la nuova classe dirigente. Allora sì...

Richard Stallman sulla morte di Steve Jobs

"Steve Jobs, the pioneer of the computer as a jail made cool, designed to sever fools from their freedom, has died.

As Chicago Mayor Harold Washington said of the corrupt former Mayor Daley, "I'm not glad he's dead, but I'm glad he's gone." Nobody deserves to have to die - not Jobs, not Mr. Bill, not even people guilty of bigger evils than theirs. But we all deserve the end of Jobs' malign influence on people's computing.

Unfortunately, that influence continues despite his absence. We can only hope his successors, as they attempt to carry on his legacy, will be less effective."

Sono le parole con cui Richard Stallman, il profeta del software libero, ha salutato la morte di Steve Jobs. A qualcuno sono sembrate troppo forti. Qualcuno addirittura ritiene che nuocciano alla causa dell'open source.

Al Condor son sembrate salutari, nel clima stucchevolmente elegiaco diffusosi in tutto il mondo.

E' un bene che qualcuno continui a ricordare che "non ci meritiamo che l'informatica sia una gabbia dorata".


Filosofi in libertà

A Ballarò parla un filosofo, Dario Antiseri. Aria fresca, si dirà, tra Lupi e Di Pietro. Eppure qualcosa non torna.

Alcune frasi:

"il cittadino è stanco di chi non sa amministrare nell'interesse della collettività"

"se la destra piange, la sinistra non ride"


"i giovani si aspettano da noi un segno di attenzione"


Serve un filosofo per queste pillole di saggezza? Ma la Rai lo paga? Oppure a Floris basta che qualcuno alzi il sopracciglio e tenga un tono di voce basso perchè sembri saggio?

Antiseri, fa assonanza con Antani, questa sì che sarebbe saggezza!

Fascisti nelle imprese

E' antico il legame corporativo dell'imprenditoria italiana. E' uno dei freni allo sviluppo. Ed è uno dei principali residuati del ventennio che fu.

Detto ciò, stupisce ugualmente il fiorire di espliciti richiami fascisti nelle associazioni di imprese.

Lo si è visto all'ABI, Associazione Bancaria Italiana, dove il Segretario Generale Federico Pascucci non ha pudori ad esporre davanti ai suoi uffici un busto del Duce.

E ora lo si vede pure in Casartigiani, la minore delle associazioni di rappresentanza degli artigiani, il cui Vice Segretario Generale, Leopoldo Facciotti, sfoggia un'appariscente croce celtica penzolante dalla cintola (vedi foto accanto).

Cosa ci dovremo aspettare dal prossimo presidente di Confindustria?

La fatica della cooperazione in finanza

Non sono tempi facili per l'economia cooperativa. Stritolata tra un'ideologia capitalista sempre più volgarotta e massiva e crisi reale, molto reale, anche la cooperazione attraversa un periodo duro. Al quale contribuiscono alcune delle perversioni del suo stesso modello, che non sempre sono state corrette quando sarebbe stato possibile. Tra queste, certamente, il caso delle banche popolari è uno dei più eclatanti.

Così, per l'opinione pubblica diffusa, l'mmagine della cooperazione viene associata a quella delle vicende di un complesso carrozzone quale Banca Popolare di Milano. Qualche opinionista ne approfitta per vomitare tutto il suo risentimento verso la "forma cooperativa" in generale, confondendo capre con cavoli.

E addirittura la Banca d'Italia, pare, chiede al Cda della banca di "tirare fuori i lavoratori dalla gestione della cooperativa". Come a dire: trasformiamola in s.p.a. Come e a dire: così sì che si risolvono i problemi di governance.

Ma Ponzellini, lì, chi ce l'ha messo? i dipendenti della banca? o - come hanno scritto tutti i giornali ai tempi - una politica invasiva, con a capo il ministro Tremonti?

E la forma s.p.a. (con risultati a due cifre nel conto economico) ha forse salvato Alessandro Profumo dall'ingerenza della politica in Unicredit?

Insomma, se qualche sindacalista furbetto e un po' di dipendenti fannulloni riescono a tenere in scacco un'assemblea forse il problema non è nella forma cooperativa, ma nel modo in cui essa si realizza. Rivedere i regolamenti assembleari. Favorire la partecipazione di tutti i soci. Introdurre forme innovative di voto e intervento in assemblea. Queste sono le soluzioni per migliorare la governance di una cooperativa.

Non trasformarla coattivamente, o de facto, in una s.p.a.
Tempi duri per l'economia cooperativa. Soprattutto se vuole occuparsi di finanza.

Antonio Ricci è un coglione

Non è politicamente corretto dirlo. Ma lui, che è spiritoso, perdonerà il Condor.

Ritengo sul serio che il mito di Antonio Ricci come uomo di sinistra prosperato alla corte di Berlusconi sia una sonora stronzata. Non sta in piedi.

Semplicemente perché è falsa la premessa: Ricci non è di sinistra, almeno non nel profondo. Non di più dei "compagni" Fini o Ferrara.

Ogni volta che qualcuno lo intervista, dietro i sorrisetti, sotto le allusioni, in fondo ai giri di parole, non c'è nulla, null'altro che vanagloria e un penoso egocentrismo. Non diverso da quello degli adolescenti cui in media - non a caso - in gran parte si rivolge con le sue trasmissioni, da Drive in a Striscia.

Nulla di male. Beato lui che è riuscito a fare i soldi continuando a cazzeggiare come in terza media. E meno beati noi che abbiamo subito le sue trasmissioni sempre più involgarite e "tele-promozionali". Ma di questo lui non ha colpe. È stato strumento di chi, sopra di lui, lo ha usato prima per fare i soldi poi per ubriacare il popolo.

Lui continua a pensare, e a raccontare, di averlo "fregato". E ciò non lascia più dubbi.
È proprio un coglione.

Anche l'impresa sociale è in crisi

Non solo Ftse Mib e spread bot/bund. Anche gli indici dell’impresa sociale virano verso il basso, dopo vent’anni di crescita ininterrotta. Secondo i dati dell’Osservatorio Isnet – che da cinque anni monitora un panel di 400 imprese che producono beni di interesse collettivo nel campo del welfare e dell’inclusione sociale – cresce la quota delle organizzazioni sociali che si percepisce in una fase critica: dal 15% al 39% nel triennio 2007 – 2010.

E’ finito un ciclo – sostiene Carlo Borzaga, economista trentino e Presidente di IRIS NETWORK– quello basato su un rapporto fin troppo stretto con gli enti locali per la fornitura di servizi di welfare pubblico. Ci vuole un nuovo start up dell’impresa sociale che passa attraverso il rinnovamento del ruolo e delle competenze di chi intraprende in questo campo.

Gli imprenditori sociali devono puntare a rafforzare le loro competenze di relazione, con maggiore attenzione a nuovi portatori di interesse: imprese for profit, famiglie e utenti dei servizi. E poi più capacità di posizionarsi entro nuovi mercati, dipendendo non solo dalle gare d’appalto pubbliche. Infine un utilizzo più consistente di sistemi informativi e tecnologici, per rendicontare il proprio valore aggiunto sociale a una molteplicità di attori non solo da informare, ma da coinvolgere nella produzione dei servizi. Una vera e propria ”economia del noi” come si intitola il successo editoriale di Roberta Carlini. [...]

La campagna 005 insiste, sulla scia di Sarkozy

Tassare le transazioni finanziarie. Giusto.
Tassarle tutte? Non ha senso. Perchè non sono tutte uguali. Anzi, così si penalizzano quelle migliori, più vicine all'economia reale. Si pensi alla sottoscrizione di azioni di una start-up o all'acquisto di quote di capitale sociale di Banca etica.

Eppure la campagna 005 continua a sostenere questa proposta, addirittura accodandosi a Sarkozy e Merkel, che non sembrano proprio dei campioni di equità. E che hanno i loro buoni interessi a buttare fumo nell'opinione pubblica inviperita con le banche e affannata dalla crisi.

Il dibattito è anche su Sbilanciamoci.info...

Anche gli squali (del private equity) piangono

Non è mai decollato in Italia, il private equity. E quel poco che era partito negli ultimi anni è stato spazzato via dalla crisi.

Poco male per la cattiva gestione di chi pensava solo a far guadagni facili, spremendo aziende sane.

Così, non intristisce troppo la notizia che la Banca d'Italia ha revocato l’autorizzazione all’esercizio dell’attività nei confronti della “Investimenti e Sviluppo SGR”, ponendola in liquidazione coatta amministrativa.

Brutti tempi per tutti, questi, anche per gli squali...

Antonio Socci, comico (involontario)?

C'è da chiedersi se ne sia consapevole. Se sia materia di cinismo o pura idiozia.

Perchè Antonio Socci è degno dei cinegiornali che tragicamente (ma anche, visti oggi, assai comicamente) cercavano di tenere a galla la reputazione del regime mussoliano ormai allo sfascio.

In questo fa buona compagnia a Belpietro, Minzolini, Feltri, Ferrara eccetera.
Ma forse nessuno di questi, tranne il Fede ubriaco di potere e sesso (lo scopriamo ora) che metteva le bandierine inneggiando al capo, sarebbe arrivato a tanto.

L'elegia che di Alfano Socci ha sritto su Libero è un capolavoro. Di comicità - ripeto, c'è da chiederselo - involontaria.

Frasi come:

"ha tutti i pregi del leader"

"incarna
il meglio della seconda repubblica avendo assimilato la novità della comunicazione berlusconiana e appartenendo alla generazione della modernità televisiva"

"difende dagli attacchi il leader fondatore del suo schieramento sia per lealtà (qualità rara in politica), sia perché convinto del valore storico dell`innovazione berlusconiana. Senza servilismi, con dignità e argomenti solidi"

"Alfano ha accettato nel 2008 di prendersi una grana colossale, la responsabilità del ministero della Giustizia, da cui tutti fuggivano come si fugge dalla peste. Ebbene, da quell`incarico "che non lasciò già mai persona viva", è uscito dopo tre anni a testa alta, avendolo svolto con competenza, con dignità, equilibrio e sapendo ascoltare la magistratura, ma anche sapendo tenere il punto con grinta nelle controversie con soggetti difficili come i magistrati italiani"

"Lui potrebbe essere il Kennedy del centrodestra italiano".

I commenti sono superflui. Solo mi dispiace per Stefano Benni. Ha trovato finalmente un degno concorrente sul piano della comicità surreale.

Da Profumo a Salviato: banchieri in politica

Alessandro Profumo un tempo, quando era amministratore delegato di Unicredit, diceva: "se il cliente chiede l'etica, io la metto a scaffale".

Fabio Salviato nello stesso periodo presidente di Banca Etica, utilizzava questa sua affermazione per lanciare strali contro gli "impuri" della finanza.

Oggi entrambi sembrano un po' decaduti.

Salviato da prima, a dire il vero. E infatti per primo si è buttato in politica, con esiti che stanno a metà strada tra il ridicolo e il penoso.

Profumo oggi ci sta pensando. Dice: "se necessario posso dare un contributo". I grandi strateghi del PD e del Terzo polo ovviamente fanno la fila.

C'è da augurarsi che anche in questo passaggio il percorso di Salviato e Profumo sia comune, almeno per gli esiti finali.

L'Italia non sente proprio il bisogno di un altro politico con l'etica a catalogo.

Da socialista a fascista: Sacconi non è il primo, ma forse è il peggiore

A proposito della barzelletta sulle suore che il Ministro (ainoi) Sacconi ha raccontato alla cosiddetta "festa dei giovani Atreju (Fate largo all’Italia che avanza)".

Sede e oggetto della notizia si commentano da soli.

Per farsi un'idea delle reazioni di giusto sdegno che le parole del Ministro del Lavoro e le Politiche Sociali (sic!) hanno sollevato, basta farsi un giro in rete.

Forse sul luogo dell'evento, però, non si è detto abbastanza: siete mai stati ad Atreju?

La festa dei giovani del Pdl prima era la festa dei giovani di Alleanza Nazionale, prima ancora della Fiamma tricolore e del Fronte della gioventù, e così via. Tutte simpatiche declinazioni del movimento neofascista italiano. Passato da Gasparri a Fini, da La Russa a Bossi e Berlusconi.

Non mancando di attrarre anche "storici" ex socialisti, come Cicchitto e - appunto - Sacconi.

Che evidentemente devono sentirsi molto gratificati dal ripercorrere il percorso che fu di Benito Mussolini. Il quale, però, almeno il fascismo lo inventò!

Sacconi no. Non inventa niente. Galleggia tronfio nella sua aria di supponenza, che nasconde totale incompetenza e assenza di idee. Sarà ricordato per essere stato il peggiore ministro del lavoro (e delle politiche sociali) della pur ingloriosa storia della Repubblica.

E, forse, anche per essere stato il peggiore dei neofascisti. Come le sue pessime barzellette testimoniano.

Gira che ti rigira...

Serviva il Giro della Padania per farne infilare una sensata a Paolo Ferrero, sempre più confuso nella sua veste di segretario di un partito comunista che fu.

Prigioniero di minoranze delle minoranze delle minoranze, alla ricerca di un'ortodossia radicale ideologico rivoluzianario demagogico (che spesso sfiora il ridicolo), meglio che non parli di economia e relazioni sindacali, ma su questo punto l'ex ministro ha avuto proprio ragione.

Volete fare il giro del quartiere? del mureto della vostra comitiva? della fratta in cui avere pomiciato la prima volta? Accomodatevi, chissenefrega!

Ma se il Coni vi concede il patrocinio, no, allora è troppo...

Scioperi, finalmente

Il Condor sostiene lo sciopero generale indetto dalla CGIL. E pure quello dei calciatori. Entrambi, in fin dei conti, hanno a che fare con quel sistema di corruzione, degrado, disfacimento che si propaga maleodorante dalla lenta caduta di Berlusconi. Arrivano tardivi, ma finalmente arrivano.

Il 6 settembre qualcosa si muoverà nel paese contro il peggior governo d'Europa. Sulle domeniche senza calcio, invece, valgono i soliti cattivi pensieri di Gianni Mura, decisamente più competenti e credibili delle invettive anti-sciopero di Calderoli o Belpietro.

Tutti a Lamezia Terme

Dal 1° al 3 settembre Sbilanciamoci! a Lamezia Terme.

La IX edizione del forum di Sbilanciamoci! si tiene quest’anno a Lamezia Terme, simbolo della lotta alla ‘ndrangheta e della rinascita della società civile in Calabria. Il titolo del forum di quest’anno è “Gioventù sprecata?” ed è dedicato all’impatto della crisi economica sulla condizione dei giovani, dal precariato alla disoccupazione alla situazione nella scuola e nell’università. Sono previste 9 sessioni tematiche e due eventi culturali. L’iniziativa è patrocinata e sostenuta dal comune di Lamezia Terme che in questi anni ha avuto un importante ruolo nell’affermazione della legalità e della democrazia.

Oltre 50 i relatori previsti: ricercatori, esponenti delle organizzazioni della società civile, sindacalisti discuteranno della condizione giovanile, del rapporto tra economia e criminalità. Del modello di sviluppo nel Mezzogiorno parleranno docenti universitari e ricercatori come Tonino Perna, Andrea Fumagalli, Michele Raitano, Enrico Pugliese, Enzo Ciconte, Alfonso Gianni, Domenico Cersosimo, Mario Pianta, Pietro Fantozzi, Piero Bevilacqua. Esponenti delle organizzazioni della società civile interverranno sui temi della crisi e delle risposte alla globalizzazione neoliberista: Vittorio Agnoletto, Alex Zanotelli, Ugo Biggeri, Licio Palazzini, Paolo Beni, Giulio Marcon, Roberto Iovino, Federico Nastasi, Domenico Chirico, Maurizio Gubbiotti, Fabio Renzi, Stefano Lenzi, Grazia Naletto, Andrea Ferrante. Si parlerà anche di Mediterraneo e della rinascita democratica del Maghreb con Giuliana Sgrena ed altri esponenti della società civile. Sarà presente un rappresentante degli Indignados ed è prevista la presenza, insieme al sindaco di Lamezia Terme – Gianni Speranza- dei sindaci di Napoli e di Cagliari. Saranno presenti numerosi esponenti delle organizzazioni della società civile, del terzo settore e dell’amministrazione comunale di Lamezia Terme. Vedi il programma completo su www.sbilanciamoci.org.

Eventi culturali. Nel forum di Lamezia sono previsti anche alcuni eventi culturali: la proiezione del film Corpo Celeste, presentato dalla regista Alice Rorhwaher, da Goffredo Fofi e da Don Giacomo Panizza. Inoltre verrà proiettata la puntata di Report “Generazione a perdere” con il giornalista che ha curato lo speciale, Michele Buono. Previsti anche stand gastronomici con degustazioni di prodotti biologici calabresi e delle cooperative di Liberaterra, coltivati sui terreni confiscati alle mafie.

Per partecipare. E’ necessario iscriversi e registrarsi. A chi si iscrive Sbilanciamoci! manderà le informazioni più dettagliate con gli aggiornamenti del programma e dell’iniziativa, i profili dei relatori e le informazioni logistiche. Sbilanciamoci! può dare informazioni su alberghi e ostelli dove poter pernottare a costi contenuti. Lamezia Terme è facilmente raggiungibile sia con il treno che con l’aereo: ogni giorno ci sono numerosi collegamenti dai principali scali italiani. Oltre che sul sito di Sbilanciamoci, informazioni e commenti sull’evento di Lamezia Terme possono essere consultati sulla pagina di facebook dedicata all’evento.

Che aspettate? Iscrivetevi. Anche il Condor ci sarà...

Media che non t'aspetti

Le vendite di quotidiani a pagamento (esclusi i free-press dunque) sono aumentate del 6% nel mondo tra 2005 e 2009.

Si tratta di una media che sintetizza andamenti molto diversi: -11 per cento in Nord America, +5 in Sud America (+20 in Brasile), -8 in Europa (-16 in Gran Bretagna, -8 in Germania, -6 in Francia), +30 in Africa, -6 in Oceania, +13 in Asia (+40 in India).

Frutto della crescita economica dei BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica). E della contestuale crescita del web come principale via di informazione nelle economie avanzate.

Mentre, almeno negli Usa, la televisione resta sì il principale mezzo di reperimento di notizie ma, per la prima volta da quando esiste, comincia a declinare...

Speranza per il futuro?

Bagnasco e Berlusconi: la missione (quasi) compiuta dei venditori di spazzole

Missione quasi compiuta per i due B.
Berlusconi, che da quasi vent'anni persegue e realizza un determinato processo di sgretolamento della democrazia italiana.

Bagnasco che, suo intimo complice, tale processo accompagna con la delegittimazione di ogni reciproco rispetto tra laici e cattolici.

Gli ultimi episodi sono emblematici.

Berlusconi che, con la scusa della Bce, retrocede a feste di secondo grado le uniche celebrazioni laiche: 25 aprile, 1 maggio, 2 giugno.

Bagnasco che il 10 agosto 2011 (duemilaundici!) dichiara: "è nella dimensione religiosa che l'uomo può trovare di fatto il fondamento ultimo dei riferimenti etici universali. Senza una radice trascendente, dove possono poggiare le leggi morali che illuminano l'agire dei singoli, delle istituzioni e della società? Resta solo la dinamica aleatoria dei numeri e delle opinioni quando non addirittura delle pressioni e degli interessi più forti".

Troppo forti i due B. Più delle conquiste del proletariato mondiale. Più della resistenza partigiana. Più della Repubblica italiana e della sua Costituzione. Più dell'illuminismo, di Immanuel Kant e di due secoli e mezzo di pensiero critico.

La loro forza? Vendere prodotti semplici ad un popolo bue. La loro fortuna? Trovarsi in Italia. La loro caratteristica comune? Fare in modo diverso, molto diverso, lo stesso lavoro dei venditori di spazzole. Quelli che una volta battevano i quartieri porta a porta. E che ora non esistono più. Tranne i due B.

Chiuso per pellegrinaggio

La notizia che il Parlamento resterà chiuso fino a metà settembre per consentire a duecento deputati e senatori di fare un pellegrinaggio in Terrasanta ha ridato un po’ di fiato ai mercati, ma ha gettato nel panico la Terrasanta. Il sospetto è che, vista l’aria che tira in Italia, decidano di rimanervi per sempre. Permane un fitto mistero sulle ragioni vere della visita.

Escludiamo che siano interessati a studiare lo stile di vita di Gesù. Mentre potrebbero nutrire una curiosità professionale per i mercanti del Tempio e per uno dei due ladroni crocefissi, quello non pentito.

L’ipotesi che vogliano girare un remake di «Brancaleone alle Crociate» è destituita di ogni fondamento: non hanno il senso del ridicolo. Così come è improbabile che intendano fondare un nuovo ordine templare: non hanno neanche il senso del tragico. Qualcuno immagina che vadano a chiedere una grazia, però lì il foro competente è Lourdes. Qualcun altro spera che vadano a chiedere scusa, o pietà, però è a noi che dovrebbero chiederle, e potrebbero farlo comodamente dal salotto di casa, dove invece convocano le telecamere per accusarsi a vicenda di rubare.

Una penitenza? Ci crederemmo soltanto se marciassero a piedi scalzi e battendosi il telefonino intercettato sul petto. No, la motivazione più verosimile del pellegrinaggio, nonché la più coerente con la natura intima dei pellegrini, è che si tratti di una bella vacanza. Formalmente a spese loro, ma di fatto pagata con lo stipendio che noi gli verseremo puntualmente anche a settembre perché continuino a darci il cattivo esempio.

di Massimo Gramellini, da La Stampa del 3 agosto 2011.

Nonprofit giapponese e miopia italiana

Con il terremoto, i giapponesi hanno capito l'importanza che può avere un settore nonprofit sviluppato.

Nella regione di Tohoku sono stati quasi mezzo milione i volontari che hanno svolto compiti fondamentali: dando pasti, sostenendo psicologicamente i parenti delle vittime, restituendo buon umore ai bambini. Insieme, e a volte al posto, delle strutture pubbliche in difficoltà.

Così, poche settimane fa, il governo ha reso fiscalmente deducibili per il 50% le donazioni al nonprofit, che prima lo erano solo per meno del 10%.
E verranno semplificate le procedure che un'organizzazione deve sostenere per essere riconosciuta come nonprofit: si stima infatti che oggi, sulle circa 90 mila organizzazioni censite, solo 223 godano di tale riconoscimento.

L'auspicio, per i giapponesi, è che queste misure possano aiutare lo sviluppo della società civile.

La certezza, per noi italiani, è che il loro governo sta facendo molto più del nostro.

Le borse-struzzo spengono i monitor

Ci risiamo. La frequenza dei "guasti tecnici" nelle borse mondiali accelera preoccupantemente.
L'endogamia del sistema finanziario globale sta rivelando tutte le sue patologie. Non solo in termini di rischiosità finanziaria ed economica, ormai sotto gli occhi di tutti. Ma anche sotto il profilo tecnico e operativo.

Il Condor se n'era già occupato qualche mese fa, a proposito dei guasti che avevano lasciato a terra la Borsa di Milano.

Ieri, nuovamente, gli indici di Borsa di diverse piazze europee sono andati in tilt in una delle peggiori sedute possibili. Si sono verificati problemi sia con il Ftse-Mib a Milano, sia alle Borse controllate del circuito Nyse-Euronext, tra cui la piazza di Parigi. Dalle 16 e 28 di ieri non sono stati disponibili i dati sugli indici di riferimento per Parigi, Lisbona, Bruxelles e Amsterdam, secondo quanto riferito dalla stessa società che gestisce le Borse.
Nel frattempo Borsa Italiana ha riferito di problemi sui dati relativi all'indice Ftse-Mib, sul quale sono state sospese le comunicazioni.

Non male, in una delle peggiori fasi delle borse mondiali. Spegnere i monitor per non vedere. Assomiglia tanto ad una soluzione che piacerebbe al nostro Presidente del Consiglio. Lo stru(n)zzo per eccellenza.

Alemanno, abbandonato anche dalla stampa padronale

Sullo sfondo si agita lo spettro di due inchieste giudiziarie ancora non esplose. Forse non arriveranno mai gli avvisi di garanzia dalle procure di Roma e di Velletri, eppure se ne parla così tanto che, nel passaparola dei Palazzi romani, le due inchieste fantasma sugli uomini di Gianni Alemanno alla regione Lazio hanno finito con l’ aggravare una condizione psicologica di paura che all’ ambizioso sindaco suggerisce l’ urgenza in parte irrazionale di trovare una via di uscita dal Campidoglio.

Gli amici del Pdl, quelli che vengono da An, escluso il fedele Altero Matteoli, gli sbarrano però la strada: devi restare dove sei, se molli prima della scadenza resti a piedi. Maurizio Gasparri da molto tempo ripete sempre e solo la stessa frase: “Prima deve pensare a fare bene il sindaco di Roma e poi si vedrà”; mentre Andrea Augello, senatore e uomo di potere nella Capitale, ha deciso di soccorrerlo, Alemanno, ma per tenerlo in piedi ancora un po’.

E’ infatti sua, di Augello, l’ impronta del piccolo rimpasto che ha portato alla sostituzione del vicesindaco Mauro Cutrufo con Sveva Belviso. Quanto al sindaco, fiaccato dagli scandalucci sull’ Ama, sul familismo diffuso nelle ex municipalizzate e dai sondaggi in picchiata, ormai ha capito che per conquistare l’ agognata uscita d’ emergenza – quando sarà – è necessario occupare, prima, uno spazio politico nazionale strategico che sia riconoscibile, ben distinto, e in definitiva capace di giustificare in un prossimo momento di difficoltà del Pdl il suo “sacrificio per il centrodestra”. Punta a presidiare uno spazio di assennatezza, di buon senso nel caos della politica nazionale, Alemanno. E non gli viene nemmeno troppo difficile, circondato com’è da scattanti diti medi, rutti ministeriali, risse parlamentari e lotte intestine tra fazioni contrapposte eppure un tempo alleate: berlusconiani contro tremontiani, maroniani contro berlusconiani, giannilettismo contro tremontismo…

Più il contesto si fa sfilacciato, nervoso e confuso, più Gianni Alemanno suona corde di moderazione istituzionale, lui che pure viene dalla destra-destra e che un tempo era considerato il modello di carriere politiche di successo, come quella del sindaco leghista di Verona Flavio Tosi (anche lui un passato nell’ estrema destra). Ma le fortune politiche si capovolgono clamorosamente, così oggi Tosi, da epigono alemanniano che era, viene invece definito “un Alemanno riuscito”.

E dunque il sindaco della capitale ora si schiera con il Quirinale (“ha ragione Napolitano”), avversa il marketing strampalato della Lega sui ministeri al nord, e quando il premier tentennava sul nome del sostituto di Angelino Alfano al ministero della Giustizia, Alemanno ha tirato fuori il più inattaccabile, pacato e per bene dei candidati possibili: l’ ex magistrato, e attuale sottosegretario all’ Interno, Alfredo Mantovano. Corteggia la fronda di Roberto Maroni, ma prende le distanze quando la Lega fa politica “in canottiera”, triangola con le ambizioni democristiane dell’ amico Roberto Formigoni, osserva con celata diffidenza il nuovo segretario del Pdl Alfano e cerca così una buona posizione, e strategica.

Pronto a scattare, ma un attimo dopo (non prima) il tramonto del sole: Silvio Berlusconi. Gli amici sanno cosa si agita nella testa di Alemanno, lui giura che si ricandiderà al Campidoglio e loro invece raccontano sottovoce che non ci pensa nemmeno e che alcuni mesi fa Giorgia Meloni si è vista recapitare un’ ambasciata (peraltro da lei poco gradita) con la quale le è stata offerta la fascia del sindaco.

da www.ilfoglio.it

Morti in primavera

Della Libia non si sa. Sono tanti, ma nessuna fonte ufficiale comunica i dati.

Che invece sono noti per gli altri paesi della "primavera araba".

1.400 in Siria.
846 in Egitto.
219 in Tunisia.
200 in Yemen.
29 in Bahrein.

2.700 persone morte per la libertà.
Sono tante. Non abbastanza ricordate.

Tremonti e il nero (porcatroiaporcaputtana)

Qualcuno è stupito.

Secondo Milanese, il parlamentare consigliere economico amante dei cinepanettoni, Tremonti non era suo ospite "a gratis", ma pagava almeno la metà degli 8500 euro mensili di affitto.

Ovviamente in nero.

Sergio Romano sul Corsera se n'è sorpreso. Sorpreso che chi ha difeso così bene (?) la finanza pubblica si sia macchiato di simile "scivolone".

Probabilmente Romano, e tanti con lui, ha memoria corta.

Dimenticando che il nostro super-ministro era un commercialista. Che ha tolto dal codice penale il falso in bilancio. Che ha inventato lo "scudo fiscale" per gli evasori totali.

Nulla di strano, dunque. Lo strano è chi dimentica (o fa finta di dimenticare) il passato di Tremonti.

Che conta. Eccome se conta.

Porcatroiaporcaputtana.

Lettera dall'Albania

La scrittrice albanese Elvira Dones ha scritto questa lettera aperta al premier Silvio Berlusconi in merito alla battuta del cavaliere sulle "belle ragazze albanesi". In visita a Tirana, durante l'incontro con Berishia, il premier ha attaccato gli scafisti e ha chiesto più vigilanza all'Albania.
Poi ha aggiunto: "Faremo eccezioni solo solo per chi porta belle ragazze".

oggetto: lettera aperta della scrittrice albanese Elvira Dones

Nata Femmina

"Egregio Signor Presidente del Consiglio, le scrivo su un giornale che lei non legge, eppure qualche parola gliela devo, perché venerdì il suo disinvolto senso dello humor ha toccato persone a me care: "le belle ragazze albanesi".

Mentre il premier del mio paese d'origine, Sali Berishia, confermava l'impegno del suo esecutivo nella lotta agli scafisti, lei ha puntualizzato che "per chi porta belle ragazze possiamo fare
un'eccezione".

Io quelle "belle ragazze" le ho incontrate, ne ho incontrate a decine, di notte e di giorno, di nascosto dei loro magnaccia, le ho seguite da Garbagnate Milanes e fino in Sicilia. Mi hanno raccontato sprazzi delle loro vite violate, strozzate, devastate. A "Stella" i suoi padroni avevano inciso sullo stomaco una parola: "PUTTANA".

Era una bella ragazza con un difetto: rapita in Albania e trasportata in Italia, si rifiutava di andare sul marciapiede.

Dopo un mese di stupri collettivi ad opera di magnaccia albanesi e soci italiani, le toccò piegarsi.

Conobbe i marciapiedi del Piemonte, del Lazio, Liguria e chissà quanti altri. E solo allora / tre anni più tardi / che le incisero la sua professione sulla pancia: così, per gioco o per sfizio.

Ai tempi era una bella ragazza, sì. Oggi è solo un rifiuto della società, non si innamorerà più, non diventerà mai madre e nonna.

Quel "puttana" sulla pancia le ha cancellato ogni barlume di speranza e di fiducia nell'uomo, il massacro di clienti e dei protettori le ha distrutto l'utero.

Sulle "belle ragazze" scrissi un romanzo, pubblicato in Italia con il titolo "SOLE BRUCIATO". Anni più tardi girai un documentario per la tivù svizzera: andai in cerca di un'altra bella ragazza, si chiamava Brunilda, suo padre mi aveva pregato in lacrime di indagare su di lei.

Era un padre come tanti altri padri albanesi ai quali erano scomparse le figlie, rapite, mutilate, appese a testa in giù in macellerie dismesse se osavano ribellarsi.

Era un padre come lei, Presidente, solo meno fortunato. E ancora oggi il padre di Brunilda non accetta che sua figlia sia morta per sempre, affogata in mare o giustiziata in qualche angolo di periferia.

Lui continua a sperare, sogna il miracolo. E' una storia lunga, Presidente...

Ma se sapesi di poter contare sulla sua attenzione, le invierei una copia del mio libro, o le spedirei il documentario, o farei volentieri due chiacchiere con lei.

Ma l'avviso, signor Presidente: alle battute rispondo, non le ingoio. In nome di ogni Stella, Bianca, Brunilda e delle loro famiglie queste poche righe gliele dovevo.

In questi vent'anni di transizione, l'Albania s'è inflitta molte sofferenze e molte ferite con le sue stesse mani, ma nel popolo albanese cresce anche la voglia di poter finalmente camminare a spalle dritte e testa alta.

Credo che se lei la smettesse di considerare i drammi umani come materiale per battutacce da bar a tarda ora, non avrebbe che da guadagnarci.

Questa "battuta" mi sembra sia passata sottotono in questi giorni in cui infuriano varie polemiche, ma si lega profondamente al pensiero e alle azioni di uomini come Berlusconi e company; pensieri e azioni in cui il rispetto per le donne è messo sotto i piedi ogni giorno, azioni
che non sono meno criminali di quelli che sfruttano le ragazze albanesi, sono solo camuffate sotto gesti galanti o regali costosi.

Mi vergogno profondamente e chiedo scusa anch'io a tutte le donne albanesi.

Merid Elvira Domes

P.S. Tutte le persone che ricevono la presente comunicazione spero sentano l'obbligo civile e morale di trasmetterla ad altre persone.

Grazie Elvira