Antonio Ricci è un coglione

Non è politicamente corretto dirlo. Ma lui, che è spiritoso, perdonerà il Condor.

Ritengo sul serio che il mito di Antonio Ricci come uomo di sinistra prosperato alla corte di Berlusconi sia una sonora stronzata. Non sta in piedi.

Semplicemente perché è falsa la premessa: Ricci non è di sinistra, almeno non nel profondo. Non di più dei "compagni" Fini o Ferrara.

Ogni volta che qualcuno lo intervista, dietro i sorrisetti, sotto le allusioni, in fondo ai giri di parole, non c'è nulla, null'altro che vanagloria e un penoso egocentrismo. Non diverso da quello degli adolescenti cui in media - non a caso - in gran parte si rivolge con le sue trasmissioni, da Drive in a Striscia.

Nulla di male. Beato lui che è riuscito a fare i soldi continuando a cazzeggiare come in terza media. E meno beati noi che abbiamo subito le sue trasmissioni sempre più involgarite e "tele-promozionali". Ma di questo lui non ha colpe. È stato strumento di chi, sopra di lui, lo ha usato prima per fare i soldi poi per ubriacare il popolo.

Lui continua a pensare, e a raccontare, di averlo "fregato". E ciò non lascia più dubbi.
È proprio un coglione.

Anche l'impresa sociale è in crisi

Non solo Ftse Mib e spread bot/bund. Anche gli indici dell’impresa sociale virano verso il basso, dopo vent’anni di crescita ininterrotta. Secondo i dati dell’Osservatorio Isnet – che da cinque anni monitora un panel di 400 imprese che producono beni di interesse collettivo nel campo del welfare e dell’inclusione sociale – cresce la quota delle organizzazioni sociali che si percepisce in una fase critica: dal 15% al 39% nel triennio 2007 – 2010.

E’ finito un ciclo – sostiene Carlo Borzaga, economista trentino e Presidente di IRIS NETWORK– quello basato su un rapporto fin troppo stretto con gli enti locali per la fornitura di servizi di welfare pubblico. Ci vuole un nuovo start up dell’impresa sociale che passa attraverso il rinnovamento del ruolo e delle competenze di chi intraprende in questo campo.

Gli imprenditori sociali devono puntare a rafforzare le loro competenze di relazione, con maggiore attenzione a nuovi portatori di interesse: imprese for profit, famiglie e utenti dei servizi. E poi più capacità di posizionarsi entro nuovi mercati, dipendendo non solo dalle gare d’appalto pubbliche. Infine un utilizzo più consistente di sistemi informativi e tecnologici, per rendicontare il proprio valore aggiunto sociale a una molteplicità di attori non solo da informare, ma da coinvolgere nella produzione dei servizi. Una vera e propria ”economia del noi” come si intitola il successo editoriale di Roberta Carlini. [...]

La campagna 005 insiste, sulla scia di Sarkozy

Tassare le transazioni finanziarie. Giusto.
Tassarle tutte? Non ha senso. Perchè non sono tutte uguali. Anzi, così si penalizzano quelle migliori, più vicine all'economia reale. Si pensi alla sottoscrizione di azioni di una start-up o all'acquisto di quote di capitale sociale di Banca etica.

Eppure la campagna 005 continua a sostenere questa proposta, addirittura accodandosi a Sarkozy e Merkel, che non sembrano proprio dei campioni di equità. E che hanno i loro buoni interessi a buttare fumo nell'opinione pubblica inviperita con le banche e affannata dalla crisi.

Il dibattito è anche su Sbilanciamoci.info...

Anche gli squali (del private equity) piangono

Non è mai decollato in Italia, il private equity. E quel poco che era partito negli ultimi anni è stato spazzato via dalla crisi.

Poco male per la cattiva gestione di chi pensava solo a far guadagni facili, spremendo aziende sane.

Così, non intristisce troppo la notizia che la Banca d'Italia ha revocato l’autorizzazione all’esercizio dell’attività nei confronti della “Investimenti e Sviluppo SGR”, ponendola in liquidazione coatta amministrativa.

Brutti tempi per tutti, questi, anche per gli squali...

Antonio Socci, comico (involontario)?

C'è da chiedersi se ne sia consapevole. Se sia materia di cinismo o pura idiozia.

Perchè Antonio Socci è degno dei cinegiornali che tragicamente (ma anche, visti oggi, assai comicamente) cercavano di tenere a galla la reputazione del regime mussoliano ormai allo sfascio.

In questo fa buona compagnia a Belpietro, Minzolini, Feltri, Ferrara eccetera.
Ma forse nessuno di questi, tranne il Fede ubriaco di potere e sesso (lo scopriamo ora) che metteva le bandierine inneggiando al capo, sarebbe arrivato a tanto.

L'elegia che di Alfano Socci ha sritto su Libero è un capolavoro. Di comicità - ripeto, c'è da chiederselo - involontaria.

Frasi come:

"ha tutti i pregi del leader"

"incarna
il meglio della seconda repubblica avendo assimilato la novità della comunicazione berlusconiana e appartenendo alla generazione della modernità televisiva"

"difende dagli attacchi il leader fondatore del suo schieramento sia per lealtà (qualità rara in politica), sia perché convinto del valore storico dell`innovazione berlusconiana. Senza servilismi, con dignità e argomenti solidi"

"Alfano ha accettato nel 2008 di prendersi una grana colossale, la responsabilità del ministero della Giustizia, da cui tutti fuggivano come si fugge dalla peste. Ebbene, da quell`incarico "che non lasciò già mai persona viva", è uscito dopo tre anni a testa alta, avendolo svolto con competenza, con dignità, equilibrio e sapendo ascoltare la magistratura, ma anche sapendo tenere il punto con grinta nelle controversie con soggetti difficili come i magistrati italiani"

"Lui potrebbe essere il Kennedy del centrodestra italiano".

I commenti sono superflui. Solo mi dispiace per Stefano Benni. Ha trovato finalmente un degno concorrente sul piano della comicità surreale.

Da Profumo a Salviato: banchieri in politica

Alessandro Profumo un tempo, quando era amministratore delegato di Unicredit, diceva: "se il cliente chiede l'etica, io la metto a scaffale".

Fabio Salviato nello stesso periodo presidente di Banca Etica, utilizzava questa sua affermazione per lanciare strali contro gli "impuri" della finanza.

Oggi entrambi sembrano un po' decaduti.

Salviato da prima, a dire il vero. E infatti per primo si è buttato in politica, con esiti che stanno a metà strada tra il ridicolo e il penoso.

Profumo oggi ci sta pensando. Dice: "se necessario posso dare un contributo". I grandi strateghi del PD e del Terzo polo ovviamente fanno la fila.

C'è da augurarsi che anche in questo passaggio il percorso di Salviato e Profumo sia comune, almeno per gli esiti finali.

L'Italia non sente proprio il bisogno di un altro politico con l'etica a catalogo.

Da socialista a fascista: Sacconi non è il primo, ma forse è il peggiore

A proposito della barzelletta sulle suore che il Ministro (ainoi) Sacconi ha raccontato alla cosiddetta "festa dei giovani Atreju (Fate largo all’Italia che avanza)".

Sede e oggetto della notizia si commentano da soli.

Per farsi un'idea delle reazioni di giusto sdegno che le parole del Ministro del Lavoro e le Politiche Sociali (sic!) hanno sollevato, basta farsi un giro in rete.

Forse sul luogo dell'evento, però, non si è detto abbastanza: siete mai stati ad Atreju?

La festa dei giovani del Pdl prima era la festa dei giovani di Alleanza Nazionale, prima ancora della Fiamma tricolore e del Fronte della gioventù, e così via. Tutte simpatiche declinazioni del movimento neofascista italiano. Passato da Gasparri a Fini, da La Russa a Bossi e Berlusconi.

Non mancando di attrarre anche "storici" ex socialisti, come Cicchitto e - appunto - Sacconi.

Che evidentemente devono sentirsi molto gratificati dal ripercorrere il percorso che fu di Benito Mussolini. Il quale, però, almeno il fascismo lo inventò!

Sacconi no. Non inventa niente. Galleggia tronfio nella sua aria di supponenza, che nasconde totale incompetenza e assenza di idee. Sarà ricordato per essere stato il peggiore ministro del lavoro (e delle politiche sociali) della pur ingloriosa storia della Repubblica.

E, forse, anche per essere stato il peggiore dei neofascisti. Come le sue pessime barzellette testimoniano.

Gira che ti rigira...

Serviva il Giro della Padania per farne infilare una sensata a Paolo Ferrero, sempre più confuso nella sua veste di segretario di un partito comunista che fu.

Prigioniero di minoranze delle minoranze delle minoranze, alla ricerca di un'ortodossia radicale ideologico rivoluzianario demagogico (che spesso sfiora il ridicolo), meglio che non parli di economia e relazioni sindacali, ma su questo punto l'ex ministro ha avuto proprio ragione.

Volete fare il giro del quartiere? del mureto della vostra comitiva? della fratta in cui avere pomiciato la prima volta? Accomodatevi, chissenefrega!

Ma se il Coni vi concede il patrocinio, no, allora è troppo...

Scioperi, finalmente

Il Condor sostiene lo sciopero generale indetto dalla CGIL. E pure quello dei calciatori. Entrambi, in fin dei conti, hanno a che fare con quel sistema di corruzione, degrado, disfacimento che si propaga maleodorante dalla lenta caduta di Berlusconi. Arrivano tardivi, ma finalmente arrivano.

Il 6 settembre qualcosa si muoverà nel paese contro il peggior governo d'Europa. Sulle domeniche senza calcio, invece, valgono i soliti cattivi pensieri di Gianni Mura, decisamente più competenti e credibili delle invettive anti-sciopero di Calderoli o Belpietro.