Asini da leggere

Gli Asini sono operazione culturale, innanzi tutto.
Promossa da quel grande intellettuale (ma non lo dite in sua presenza) che è Goffredo Fofi.

C'è un'associazione, che promuove dibattito e riflessioni.
C'è una casa editrice, che offre tanti volumi belli, attuali e preziosi.

Un buon esempio dei contenuti della proposta culturale degli Asini sta nell'articolo di Goffredo Fofi su Ivan Illich e le sue critiche radicali.

Hello, goodbye, Mr. Big Man


Se n'è andato Clarence Clemons.

Un grandissimo della musica rock. Una colonna della E-Street Band.
Il suo assolo melanconico di Bobby Jean? Quello potente e ineguagliabile di Jungleland? Difficile scegliere come ricordarlo.
Bello è l'articolo del New York Times. Commoventi i messaggi in rete dei fans.

Ma forse vale la pena di leggere le parole del suo principale compagno di strada, Bruce Springsteen: Clarence lived a wonderful life. He carried within him a love of people that made them love him. He created a wondrous and extended family. He loved the saxophone, loved our fans and gave everything he had every night he stepped on stage. His loss is immeasurable and we are honored and thankful to have known him and had the opportunity to stand beside him for nearly forty years. He was my great friend, my partner, and with Clarence at my side, my band and I were able to tell a story far deeper than those simply contained in our music. His life, his memory, and his love will live on in that story and in our band.

Sul palco era un nostro "amico": lo abbiamo ammirato, con lui ci siamo divertiti, ci ha tirato l'acqua e fatto l'occhiolino, ha giocato al ruolo di spalla del "suo e nostro" boss, e ci ha fatto accapponare la pelle con l'energia e l'armonia dei suoi strepitosi assoli al sax.
We'll miss you, Clarence.

Il nirvana metropolitano di Alemanno

Chissà cosa ne pensano i turisti.

I romani, anche i più induriti dalle esperienze della vita, indifferenti a tutto come solo il miglior Alberto Sordi sapeva ritrarli, sono basiti.

Lo stato della stazione Termini, laddove si intersecano le due linee metropolitane A e B (le uniche della Capitale), è qualcosa a metà tra fantascienza e set cinematografico.

Cavi elettrici che cadono giù dal soffito, pareti di vernice scrostata, goccerelline di non meglio identificati liquami per terra e a volte zampillanti in aria, sistema di illuminazione fatiscente.

Il tutto allietato da uno dei flussi umani più costanti e voluminosi di sempre, tanto più nella stagione estiva, arrostito, o meglio lessato, da un'areazione guasta 2 giorni su 3.

E con dei "vigilantes" - saranno alcuni dei naziskin assunti all'Atac? - che in questo contesto buio e precario fanno più paura di ogni possibile borseggiatore.

Provando a superare il furore e la mortificazione del dover vivere questa esperienza come cittadini c'è quasi da restare ammirati.

Sembra di essere in un film: il Nirvana di Salvatores o il Blade Runner di Ridley Scott. Erano affreschi di un futuro da incubo.

A Roma questo incubo è realtà. Quotidiana. Arrivata, da 3 anni, insieme a Gianni Alemanno.

Milanesi, visto che vi avanza, ci prestereste la Moratti?

Dare credito agli studenti?

Bel dibattito su finansol.it in materia di credito agli studenti.
Sul tema, però, vanno precisate un po' di cose.

Esistono già prodotti bancari costruiti (sorprendentemente) con intelligenza, spesso insieme alle università. Li hanno in portafoglio Intesa e Unicredit. I volumi son modesti (meno di 10 mila operazioni l'anno) e le condizioni eque, in virtù della provvista agevolata fornita dalla Bei (che però non è riuscita a trovare altri acquirenti per la propria offerta, a dimostrazione della scarsa sensibilità delle banche sul tema).

Poche settimane fa il Ministero della gioventù ha lanciato un programma di modifiche di Diamogli credito, che fu lanciato dal governo Prodi. Il nuovo programma sembra più coerente col target: piani di ammortamento lunghi, periodi di grazia adeguati, importi più vicini alle reali esigenze. Ha alcuni limiti forti, derivanti dalla miopia del governo, che certo non scopriamo in questo caso, e dalla tetragona ideologia antibanca della Meloni: c'è un limite minimo al finanziamento di 3 mila euro l'anno che non ha senso, manca il coinvolgimento delle università, la procedura è meno snella della precedente.

Comunque, mentre Diamogli credito era molto 'credito al consumo', Diamogli futuro (questo l'infelice nome voluto dalla Meloni) è più simile al prestito studentesco delle esperienze nordeuropee. Ed è anche molto appetibile per le banche la garanzia che propone (70%).

Il vero enigma riguarda la domanda (le famiglie italiane sono poco propense all'indebitamento e i nostri giovani poco abituati all'autonomia) e soprattutto i sistemi incentivanti: se il valore della laurea è scarso sul mercato del lavoro perché dovrei indebitarmi per conseguirla? E perché una banca dovrebbe scommettere sul reddito futuro di chi non trova lavoro? E poi, come distinguere tra i laureandi di università diverse, con prospettive di reddito molto differenti (qui paghiamo l'assenza di valutazioni indipendenti sulle performance degli atenei)?

La capacità di innovazione di prodotto delle banche italiane, tanto più in questa fase, è molto bassa. Servirebbe una regia forte del policy-maker, oltre ad un pur apprezzabile fondo di garanzia. Purtroppo sembriamo ancora lontani da queste condizioni.

Fatto

Quattro sì. Con quorum. Era quello che doveva accadere.

E val la pena di ricordare anche i 5 sì milanesi, che pongono la città meneghina ancora una volta avanti al resto d'Italia.

Avanti così.

Senza fermarsi.

I cinque (5) sì del Condor

Il Condor andrà a votare ai referendum del 12 e 13 giugno. E voterà quattro volte sì. Perché è un voto politico. E questo basterebbe.

E poi perché su nucleare e acqua non si scherza. Si può stare a disquisire per ore sui margini di sicurezza del nucleare o quelli di efficienza nella gestione della rete idrica.

Ma la sostanza è una: la salute e le risorse naturali non si negoziano. Anche a fronte di rischi minimi, il danno è potenzialmente tale che il costo è comunque troppo alto.

C'è poi un quinto referendum che manca all'appello e che avrei voluto: l'annullamento del professionismo nel calcio. L'ultima goccia non è lo scandalo scommesse, pure grave, ma le dichiarazioni di Buffon su piazzale Loreto.

Con i calciatori, abbiamo creato un substrato sociale di mostri: ricchi, celebri, viziati, arroganti e completamente ignoranti (e dunque ingrati verso il paese). Se ne vadano tutti a casa! A lavorare nei campi o nelle fabbriche, non nelle isole dei famosi per i quali la Rai ci chiede il canone!

E con loro, sarebbe bello far scomparire quel ceto dirigente inossidabile che va da Petrucci ad Abete, da Blatter a Carraro. Ecco: se ci fosse un referendum per cancellare tutto questo, il Condor voterebbe senz'altro sì.

E sarebbe il quinto. Buon voto.

Il tuo indice di benessere

Bella iniziativa dell'Ocse. Che ha appena lanciato un servizio di "personalizzazione" di un indicatore di benessere. A partire da una serie di dati presenti nella banca dati dell'organizzazione internazionale con sede a Parigi, l'utente può mettere in gerarchia le diverse dimensioni (ambiente, abitazione, lavoro, ecc.) e costruire così la sua sintesi, e la sua classifica.

Dietro, la mente (forse la mano) del nostro Enrico Giovannini, presidente dell'Istat con un passato in Ocse, da cui - tra l'altro - è approdato alla Commissione Stiglitz voluta da Sarkozy per trovare indicatori alternativi al Pil.

Se saprà muoversi bene tra le onde della turbolenta politica italiana, Giovannini potrà diventare un altro asso della scarsa classe dirigente italica. Augurandosi che abbia voglia di restare qui.

In attesa di scoprirlo, divertitivi con la "better life initiative".

L'ultima di superMario

Il 31 maggio Mario Draghi ha tenuto le sue ultime considerazioni da Governatore della Banca d'Italia. Ne ha avute per tutti, a iniziare dal governucolo nazionale.

Poi ha anche affrontato il cuore delle riforme che vanno fatte con coraggio a livello mondiale se non si vuole di nuovo inciampare in tempeste perfette della finanza come quelle del 2008. Il passaggio merita di essere evidenziato:

"Abbiamo eliminato molti degli incentivi perversi che davano luogo all’assunzione di rischi eccessivi nelle operazioni di cartolarizzazione, agendo sul ruolo delle agenzie di rating, sulle regole contabili, sulle misure prudenziali. Trasparenza e riduzione del rischio sistemico guidano la riforma degli scambi di derivati over-the-counter: standardizzazione dei contratti, compensazione centralizzata, requisiti di capitale più esigenti, obbligo di raccolta delle informazioni presso i trade repositories sono i pilastri del nuovo sistema.

La riforma non è però ancora completa: occorre affrontare e ridurre l’azzardo morale delle istituzioni finanziarie sistemiche (Systemically Important Financial Institutions, SIFI); occorre accrescere la trasparenza e contenere i rischi generati dal “sistema bancario ombra”, zona grigia tra il settore regolamentato e quello non regolamentato.

O perché hanno ricevuto aiuti pubblici, necessari nel momento più acuto della crisi a evitare fallimenti dalle conseguenze devastanti, o perché gli Stati hanno loro offerto garanzie più o meno esplicite, diffusa è la convinzione che le banche più grandi non possano fallire. Ne derivano serie distorsioni alla concorrenza ma soprattutto il fatto inaccettabile che i guadagni spettano ai privati, le perdite alla collettività.

Le SIFI devono poter fallire, se necessario: in modo ordinato, mantenendo in vita le funzioni essenziali della banca e del sistema dei pagamenti, senza che i costi del loro dissesto siano sostenuti dai contribuenti, ma dagli azionisti e da alcune categorie di creditori. A iniziare da quelle di dimensione e natura globali, esse dovranno inoltre avere una maggiore capacità di assorbire le perdite. Il capitale di qualità primaria (common equity) rimane essenziale per raggiungere questo obiettivo. La vigilanza su queste istituzioni dovrà essere più intensa, commisurata ai rischi che esse possono generare. Ciò richiede, in molti paesi, un deciso rafforzamento dei poteri e dell’indipendenza delle autorità."

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