Il nirvana metropolitano di Alemanno

Chissà cosa ne pensano i turisti.

I romani, anche i più induriti dalle esperienze della vita, indifferenti a tutto come solo il miglior Alberto Sordi sapeva ritrarli, sono basiti.

Lo stato della stazione Termini, laddove si intersecano le due linee metropolitane A e B (le uniche della Capitale), è qualcosa a metà tra fantascienza e set cinematografico.

Cavi elettrici che cadono giù dal soffito, pareti di vernice scrostata, goccerelline di non meglio identificati liquami per terra e a volte zampillanti in aria, sistema di illuminazione fatiscente.

Il tutto allietato da uno dei flussi umani più costanti e voluminosi di sempre, tanto più nella stagione estiva, arrostito, o meglio lessato, da un'areazione guasta 2 giorni su 3.

E con dei "vigilantes" - saranno alcuni dei naziskin assunti all'Atac? - che in questo contesto buio e precario fanno più paura di ogni possibile borseggiatore.

Provando a superare il furore e la mortificazione del dover vivere questa esperienza come cittadini c'è quasi da restare ammirati.

Sembra di essere in un film: il Nirvana di Salvatores o il Blade Runner di Ridley Scott. Erano affreschi di un futuro da incubo.

A Roma questo incubo è realtà. Quotidiana. Arrivata, da 3 anni, insieme a Gianni Alemanno.

Milanesi, visto che vi avanza, ci prestereste la Moratti?