Giuseppe Mussari, il dinamico e loquace presidente dell'Associazione Bancaria Italiana, non ha dubbi: "Siamo in una nuova fase, che necessita di profonde discontinuità. In Italia la discontinuità nei rapporti tra imprese e banche, tra imprese e lavoratori è il driver della crescita".
Lo ha detto a proposito del referendum Fiat. Ma certamente si riferisce anche a quanto sta accadendo all'ABI. L'associazione delle banche, infatti, per la prima volta nella sua storia, sta vivendo una drammatica fase di "ristrutturazione".
Da settembre scorso non vengono più rinnovati i contratti di lavoro che vanno a scadenza (co.co.pro, tempi determinati, insomma i cosiddetti "precari"). La cosa è grave perchè fino a luglio scorso l'azienda assicurava a tutti questi giovani lavoratori la possibilità di un percorso di "stabilizzazione". Alcuni di essi lavorano in ABI da 6-7 anni.
Ad oggi, sono già 60 i giovani mandati a casa, senza né un minimo di preavviso "sostanziale" (non essendo quello formale dovuto) e né tantomeno un minimo segno di riconoscimento per il lavoro svolto.
Inoltre, sono 80 i dipendenti (a tempo indeterminato) che l'ABI si appresta a licenziare, avendo avviato la procedura prevista dalla legge per i licenziamenti collettivi.
In tutto i precari che "salteranno", via via che i contratti scadranno e non verranno rinnovati, saranno circa 100. Insieme ai dipendenti, fa 180 persone su un totale organico di 408.
Vuol dire un taglio, secco, senza trattativa, brutale e inaspettato per tutti, del 44%.
E' questa dunque la discontinuità che il portavoce dei banchieri si aspetta nei rapporti di lavoro.
L'uomo immagine dei banchieri, che da quando si è insediato non fa che ripetere che è tempo di "mani tese" e non di "pugni sbattuti sul tavolo", dovrà mostrare tutta la sua abilità per continuare a ingannare l'opinione pubblica sulla sua vera natura.
A partire dal prossimo Forum ABI sulla responsabilità sociale d'impresa. Dove secondo qualcuno, infatti, Mussari darà forfait per evitare le probabili menifestazioni di protesta dei lavoratori...
Da settembre scorso non vengono più rinnovati i contratti di lavoro che vanno a scadenza (co.co.pro, tempi determinati, insomma i cosiddetti "precari"). La cosa è grave perchè fino a luglio scorso l'azienda assicurava a tutti questi giovani lavoratori la possibilità di un percorso di "stabilizzazione". Alcuni di essi lavorano in ABI da 6-7 anni.
Ad oggi, sono già 60 i giovani mandati a casa, senza né un minimo di preavviso "sostanziale" (non essendo quello formale dovuto) e né tantomeno un minimo segno di riconoscimento per il lavoro svolto.
Inoltre, sono 80 i dipendenti (a tempo indeterminato) che l'ABI si appresta a licenziare, avendo avviato la procedura prevista dalla legge per i licenziamenti collettivi.
In tutto i precari che "salteranno", via via che i contratti scadranno e non verranno rinnovati, saranno circa 100. Insieme ai dipendenti, fa 180 persone su un totale organico di 408.
Vuol dire un taglio, secco, senza trattativa, brutale e inaspettato per tutti, del 44%.
E' questa dunque la discontinuità che il portavoce dei banchieri si aspetta nei rapporti di lavoro.
L'uomo immagine dei banchieri, che da quando si è insediato non fa che ripetere che è tempo di "mani tese" e non di "pugni sbattuti sul tavolo", dovrà mostrare tutta la sua abilità per continuare a ingannare l'opinione pubblica sulla sua vera natura.
A partire dal prossimo Forum ABI sulla responsabilità sociale d'impresa. Dove secondo qualcuno, infatti, Mussari darà forfait per evitare le probabili menifestazioni di protesta dei lavoratori...