Secondo la Corte dei Conti è incostituzionale (in riferimento all'art. 119 della nostra Carta) il comportamento degli enti locali che non iscrivono in bilancio le perdite derivanti dagli strumenti finanziari derivati.
La Corte dei Conti ha precisato che non vale - ed evitare la irregolarità contabile - richiamare la circolare 6301/2007 del Ministero dell'Economia (Governo Prodi, si badi bene), secondo cui "i derivati non costituiscono indebitamento".
Invece, le perdite da derivati relative al "mark-to-market" devono essere iscritte in bilancio al Titolo I, intervento 8, in qualità di spesa corrente di natura straordinaria.
Se ciò non viene fatto, l'ente in sostanza finanzia una spesa corrente attraverso una forma di indebitamento indiretto, in violazione dell'art. 119 della nostra Costituzione.
Vero che ormai è quasi carta straccia, ma almeno della Costituzione avranno timore gli spericolari finanzieri che giocano negli enti pubblici con i soldi altrui (cioè quelli dei cittadini)?
Ricordo in proposito la campagna di Finansol.it, per la trasparenza nell'uso dei derivati.