Decreto sviluppo: le risate dei banchieri

Il decreto sviluppo presentato dal governo pochi giorni fa si è reso famoso per la storia delle spiagge, ma meriterebbe attenzione per i tanti (e grandi) regali che contiene a favore delle banche italiane. Sono almeno due i capitoli fondamentali: la revisione unilaterale delle condizioni contrattuali, l'innalzamento dei tassi soglia ai fini della determinazione dell'usura.

Sul primo punto c'è da fare molta attenzione. La norma stabilisce che l'attuale divieto di modifica unilaterale delle condizioni sancito dall'art. 118 del Testo unico bancario (inserito solo da poche settimane, col dlgs 141/20010), vale solo per i consumatori e le microimprese (quelle con meno di 10 addetti). Non solo. Stabilisce anche che per i contratti in essere alla data di entrata in vigore della nuova norma, le banche comunicano entro il 30 giugno 2011 le modifiche apportate ai contratti. Senza possibilità di replica per la controparte. Se non quella di recedere entro 60 giorni.
Dunque, tutte le aziende con più di 10 addetti che hanno un finanziamento in essere si aspettino un peggiornamento delle condizioni entro l'estate. E c'è da dubitare che qualcuna di esse potrà permettersi di "recedere"...

Anche la questione usura è passata inosservata. Qui, con l'aiuto di una formuletta un po' complicata da spiegare, i banchieri hanno fatto il loro capolavoro. Da circa 12 anni in Italia l'usura si calcola moltiplicando per 1,5 il tasso medio rilevato dalla Banca d'Italia per ciascuna categoria di operazioni. Da ora in poi, il nuovo calcolo sarà basato su una nuova formula: il tasso medio si moltiplica per 1,25 e si aggiungono 4 punti percentuali, con un tetto massimo rappresentato dal tasso medio più 8 punti percentuali.

L'argomento usato dai banchieri (e dal governo a ruota) è stato: così si evita di penalizzare i soggetti "marginali" del credito, quelli a più alta rischiosità e su cui, dunque, occorre avere più margini. Tema vero, in generale. E' il motivo per cui in Francia si è deciso di eliminare i tassi soglia per le imprese, lasciandoli solo sulle famiglie. E' uno dei grandi temi quando si discute di inclusione finanziaria.

Ma la formuletta scelta dal legislatore va nella direzione opposta. Basta avere elementari nozioni di algebra per capire che la differenza tra nuovi e vecchi tassi soglia trova un punto di equilibrio intorno al valore del tasso medio pari al 16%: i nuovi tassi sono superiori ai vecchi prima di quel valore, inferiori dopo quel valore.

Dunque l'aumento dei tassi soglia si concentra tutto sulle operazioni tipicamente meno rischiose, laddove i tassi sono ben più bassi di solito, come i mutui. Su questa categoria, le banche potranno aumentare di 3-4 punti percentuali i propri rendimenti senza rischiare (più) di incorrere in sanzioni. Mentre sulle categorie di finanziamenti tipicamente offerti ai soggetti marginali (come il microcredito, neo-introdotto nel TUB, che tipicamente viaggia intorno a tassi del 20% per raggiungere la sostenibilità), l'effetto è opposto: le soglie scenderanno.

A dimostrazione di quali fossero le vere priorità.

D'altra parte, come noto, il mercato del credito è composto da due grandi "riserve auree": quella dei mutui ipotecari e quella dei finanziamenti alle imprese. Con questo decreto, tra aumento dei tassi soglia (sulle nuove operazioni di mutuo) e modifica unilaterale delle condizioni (per quelle esistenti sulle imprese), i banchieri italiani potranno raddizzare nel 2011 quella redditività ormai in calo da tempo, e che Draghi suggeriva di risolvere con aumenti di efficienza e riduzione dei costi.

A proposito: nel decreto non è entrata la norma, preparata dalla Banca d'Italia, che fissava un tetto agli stipendi dei manager bancari...