In questo clima di schifosa rimozione collettiva delle responsabilità individuali (e collettive), usiamo le parole di un magistrato di allora, che ha svolto il suo ruolo con onestà e determinazione, come troppo pochi fanno nella pubblica amministrazione.
''Io ero li' che gli chiedevo conto delle appropriazioni illecite dei partiti, e lui rispondeva: 'Era un sistema, tutti sapevano'. Ma a un magistrato questo non basta''. Sono passati sedici anni da quel giorno in cui, nell'aula del tribunale di Milano, Bettino Craxi si ritrovo' seduto sul banco degli imputati per rispondere alle domande del magistrato ripreso dalle telecamere di Rai3.
A distanza di tutto questo tempo, l'accusatore non ha cambiato idea sull'ex imputato: ''Craxi e' una persona che, ricoprendo cariche altissime, ha utilizzato il suo ruolo per interessi totalmente personali. E' uno dei promotori di Tangentopoli. Tutto bisogna fare meno che prenderlo a modello per le future generazioni''.
''Craxi anche sotto interrogatorio, cerco' sempre di portare avanti una linea di autoassoluzione: tutti colpevoli, nessuno colpevole. In qualunque modo gli venivano poste le domande egli allargava la riposta per tirare dentro il sistema, gli altri, e quindi tentava di 'fondersi' e confondersi con essi''. Ma il punto cruciale e' che Craxi, nonostante il suo piano difensivo, messo di fronte ai fatti ammise in pieno tutte le sue responsabilita': ''Io non so se lui, e fino a che punto, da politico, abbia avuto ben chiaro al momento il senso delle sue parole e le responsabilita' che ne conseguivano: ma certamente, quel giorno ha confessato''.
La posizione di Craxi era ben diversa da quella degli altri politici solo sfiorati dalle inchieste: ''La differenza tra lui e gli altri verso i quali si e' trovata una sola responsabilita' politica - spiega - e' che nei suoi confronti sono stati trovati riscontri di grassazioni e approfittamenti personali. Identificammo tre conti correnti all'estero. Provammo sia la provenienza illecita dei soldi, sia l'utilizzo personale e illecito. Quei soldi sono stati anche da lui utilizzati per fini personali e non per fini di partito. E' un falso storico raccontare le cose come se questi fatti non fossero accaduti''. Per questo non ha senso parlare di un Craxi esiliato dall'Italia e costretto a morire in terra straniera: ''Craxi non poteva accusarci perche' e' lui che se ne e' andato non noi che lo abbiamo mandato in esilio''.
''Non condivido e deploro che, nel tentativo di dare una valutazione politica al personaggio Craxi, si vogliano cancellare le sue responsabilita' giudiziarie. Nella sua globalita' Craxi e' una persona che, ricoprendo cariche altissime, ha utilizzato il suo ruolo per interessi totalmente personali''.
Chi parla, se non lo aveste capito, è Antonio Di Pietro, che politicamente spesso non ci sembra mirabile, ma che ha provato - come pochi attuali politici e tanti cittadini onesti - a fare al meglio il suo dovere quando ne aveva le responsabilità e l'occasione. E in questo paese, si rischia di diventare eroi (o capi-popolo) anche solo per questo...