Lo stato delle università è un ottimo indicatore della salute di un paese, di un'economia, della cultura di una società, dunque di un popolo.
Sono diverse le classifiche internazionali che provano a misurare le performance delle università nel mondo.
Una è la Webometrics spagnola che copre più di 18 mila istituzioni universitarie. I criteri di classificazione principali riguardano il numero di pubblicazioni e gli ex allievi celebri. Così l'Università di Bologna figura tra le prime cento, mentre Roma Sapienza, Pisa e Padova sono nel secondo centinaio.
Certamente importante è quella del Times Higher Education, forse la principale in Europa.
Da citare anche la classifica elaborata a Shangai, dall'Academic ranking of world universities, che considera le pubblicazioni su Scienze e Nature e il numero di Nobel. Anche in questa l'Italia non va male, con buoni posti per Milano Statale e Roma Sapienza, tra le prime duecento.
Poi vi è il SIR, Scimago institutions ranking, che basa la classifica sul numero di pubblicazioni. Anche qui Roma Sapienza, Milano Statale e Bologna sono ben piazzate.
Ma le competenze acquisite dagli studenti che escono, qualcuno le valuta?
La domanda se l'è posta il noto linguista Tullio De Mauro (e noi, più modestamente, con lui)...