Di nuovo Mussari, questa volta nella «casta di Siena»

Il Condor deve occuparsi nuovamente di Giuseppe Mussari.
Lo spunto viene da un volume che ha venduto più di sei mila copie, tra i cinquantamila abitanti di Siena. Senza editore e cambiando varie tipografie, perché "prima o poi c'è sempre qualcuna che si tira indietro. O decide di non apporre il suo marchio sul libro". E così, racconta divertito al Manifesto l'autore di un clamoroso caso editoriale nel senese, «la prima edizione era praticamente fuori legge e mi costrinsero ad incollare migliaia di fascette adesive».

Alcune librerie riferiscono di clienti particolari pronti a ritirare ogni copia in magazzino. «Quando La Nazione telefonò per sapere la classifica dei più venduti, dissero al commesso della libreria che il mio non poteva comparire». E così è stato, per quattro anni. Fino alla settimana scorsa quando Il Corriere di Siena e La Nazione hanno citato per la prima volta il nome del libro e del suo autore: La casta di Siena di Raffaele Ascheri. L'hanno fatto per dare notizia che il tribunale di Siena lo ha condannato per diffamazione aggravata a un super risarcimento di duecentocinquanta mila euro.
La somma dovrebbe andare - si tratta di una condanna in primo grado - a vantaggio dei querelanti Giuseppe Acampa, sacerdote con responsabilità amministrative ed economiche, e Antonio Buoncristiani, arcivescovo rappresentante la diocesi di Siena, Colle Val D'Elsa e Montalcino.

Tra il silenzio generalizzato, Ascheri ha posto sotto la lente di ingrandimento sulle speculazioni edilizie. Senza risparmiare niente e nessuno. Nell'occhio del ciclone il progetto dell'aeroporto di Ampugnano (primo link con Mussari, indagato), rovinosamente decaduto in una bufera giudiziaria, le ambiguità dell'onnicomprensivo partito democratico e i legami tra Curia e Monte dei Paschi (secondo link con Mussari, che della banca è presidente). Potrebbe costargli caro.

Nel libro si racconta dell'incendio doloso della cancelleria vescovile avvenuto il 2 aprile 2006, incendio per il quale è ancora sotto processo don Acampa (accusato anche di calunnia). Il giovane sacerdote è stato recentemente riconfermato dall'arcivescovo Buoncristiani nel ruolo di economo per altri cinque anni. Ed è difeso in tribunale da Giuseppe Mussari (terzo link!), attuale numero uno dell'Associazione Bancaria Italiana.

Proprio l'aver formulato allusioni sulla condotta privata di don Acampa e aver preso per buone le tesi dell'accusa suggerendo un movente speculativo dell'incendio (la distruzione di documentazione testamentaria al fine di venderne illecitamente le proprietà connesse) è all'origine della sentenza di condanna a carico di Ascheri. Nella quale il giudice Cavoto ha addirittura parlato di un'assoluzione «con formula piena» del prelato, quando in verità il processo contro di lui non ha neanche raggiunto il verdetto di primo grado.

Sul sito di Radio radicale si trova un'interessante intervista all'autore.