Sono rimasto qui seduto ad ascoltare tutti che parlavano di Clarence, e a guardare quella foto di noi due. È un’immagine di Scooter e The Big Man, personaggi che qualche volta eravamo [il riferimento è a una canzone di Springsteen, Tenth Avenue Freeze-Out, che racconta la storia della formazione della E Street Band, NdR]. Come potete vedere nella foto, Clarence si sta ammirando i muscoli e io cerco di non farci caso mentre mi appoggio a lui. Mi sono appoggiato molto a Clarence; in un certo senso, ci ho costruito sopra una carriera.
Quelli di noi che hanno condiviso la vita di Clarence, hanno condiviso con lui il suo affetto e la sua confusione. Anche se “C” si addolcì con gli anni, era sempre in movimento, selvaggio e imprevedibile. Oggi vedo seduti qui i suoi figli Nicky, Chuck, Christopher e Jarod, e vedo riflesse in loro molte delle qualità di “C”. Vedo la sua luce, la sua oscurità, la sua dolcezza, la sua asprezza, la sua gentilezza, la sua rabbia, la sua brillantezza, la sua bellezza e la sua bontà. Ma, come voi ragazzi sapete, vostro padre non era una passeggiata. “C” visse una vita in cui ha fatto quello che voleva fare, e ha lasciato cadere dove volevano i frammenti, umani o di altro genere. Come molti di noi, vostro papà era capace di momenti di grande magia, ma anche di fare un discreto casino. Questa era, semplicemente, la natura del vostro papà e del mio stupendo amico. L’amore incondizionato di Clarence, che era molto reale, si esprimeva a un sacco di condizioni. Vostro papà era come un grande cantiere, e c’erano sempre lavori in corso. I percorsi di “C” non erano mai lineari, la sua vita non andò mai lungo una linea retta. Non andava mai così: A… B… C… D. Era sempre una cosa come A… J… C… Z… Q… I…! Questo era il modo in cui ha vissuto Clarence e con cui si è fatto strada nel mondo. So che questo può farvi soffrire e confondervi, ma vostro padre era una persona che aveva in sé molto amore, e so che amava molto ciascuno di voi.
Ci voleva un sacco di gente per occuparsi di Clarence Clemons. Tina, sono molto contento che tu sia qui. Grazie per esserti presa cura del mio amico, per avergli voluto bene. Victoria, tu sei stata una moglie amorevole, gentile e attenta per Clarence, e hai fatto una grande differenza nella sua vita, in un periodo in cui le cose andavano sempre bene. A tutti coloro che hanno fatto parte del gruppo di persone che hanno aiutato “C”, troppi per essere nominati ad uno ad uno: voi sapete chi siete e vi ringrazio. La vostra ricompensa vi aspetta ai cancelli del cielo. Il mio amico era un osso duro, ma ha portato nella vostra vita alcune cose che erano uniche: e quando accendeva quella luce, quella dell’amore, illuminava il vostro mondo. Sono stato abbastanza fortunato da restare in quella luce per quasi 40 anni, vicino al cuore di Clarence, nel tempio dell’anima.
E ora un po’ di ricordi: fin dai primi giorni in cui io e Clarence abbiamo viaggiato insieme, tiravamo fino all’ora di ritirarci nelle nostre camere, e in pochi minuti “C” trasformava la sua in un mondo a parte. Venivano fuori le sciarpe colorate da stendere sopra le lampade, le candele aromatizzate, l’incenso, l’olio di patchouli, le erbe; la musica e il giorno in giro venivano messi da parte, lo spettacolo andava e veniva, e Clarence lo Sciamano regnava e faceva le sue magie, notte dopo notte. La capacità di Clarence di divertirsi era incredibile. A 69 anni se l’era passata alla grande, perché aveva già vissuto almeno dieci vite, 690 anni nella vita di un uomo medio. Ogni notte, in qualsiasi luogo, la magia saltava fuori dalla sua valigia. Appena il successo glielo permise, anche la stanza dei suoi vestiti si riempì degli stessi trucchi della sua stanza dell’albergo: fino a che una visita in quel guardaroba non diventò come un viaggio in una nazione straniera che ha appena trovato enorme riserve di petrolio. “C” sapeva sempre come vivere. Molto prima che Prince venisse svezzato, un’aria di misticismo licenzioso era la regola nel mondo di Big Man. Io ci entravo dalla mia stanza, che aveva parecchi divani carini e qualche armadietto da spogliatoio, e mi meravigliavo delle cose che stavo sbagliando! A un certo punto, lungo la strada, tutto questo fu battezzato il Tempio dell’anima; e “C” presiedeva sorridente sui suoi segreti e i suoi piaceri. Essere ammessi alle meraviglie del Tempio era qualcosa di delizioso.