No, anzi, è la dimostrazione del flop di un'operazione pensata male e condotta - finora - peggio. Non a caso, la scelta comunicativa è quella di non parlare degli impieghi, ma della massa amministrata, che vuole dire anche tutti i depositi e i conti correnti.
Il che, considerando che la Banca ha ereditato dal Gruppo di appartenenza i grandi clienti ecclesiastici, mostra quanto poco - finora - il progetto abbia funzionanto. Una CEI, qualche ordine religioso ed ecco che è facile arrivare al miliardo di raccolta.
Ma il terzo settore dove starebbe? Lo sa il signor Morganti, amministratore delegato della banca (quello che continua a dire no-profit) che la stessa Chiesa cattolica non si considera parte del terzo settore? Noncurante di tali sottigliezze, il Morganti avrebbe dichiarato di ambire a raggiungere il 26% del totale del "no-profit" (aridaje, ci sarebbe da bocciarlo) in Italia. Sulla base di quale parametro?
Facciamo due conti: se prendiamo il numero di organizzazioni, le 7000 di oggi pesano sulle 235 mila totali per il 2,98%; se prendiamo il giro di affari, il miliardo gestito pesa sui 40 miliardi complessivi del terzo settore per il 2,5%.
Con quale bacchetta magica Morganti pensa di portare Banca Prossima al 26%?