E' stato pubblicato il nuovo rapporto della Commissione di indagine sull'esclusione sociale. L’area del disagio si allarga oltre le famiglie che stentano ad arrivare a fine mese e a quelle cosiddette “vulnerabili”. Perché ai quasi 5,4 milioni di famiglie italiane (il 22,2% del totale pari a circa 19 milioni di persone) che, secondo l’Istat, si trovano in una condizione di acuta deprivazione materiale e di profondo disagio sociale, andrebbero aggiunti gli oltre 1,8 milioni di “famiglie giovani gravate dal mutuo per la casa”, formalmente classificabili tra i redditi “medio-alti”. Si tratta – si legge nel Rapporto – di famiglie teoricamente distanti dalla soglia di povertà relativa e anche da quella di “quasi-povertà”, ma di fatto esposte a fattori di disagio gravi che ne assimilano gli stati d’animo e i comportamenti alle aree socialmente più penalizzate.
Il 56,5% di queste famiglie dichiara di arrivare “con qualche difficoltà” alla fine del mese e una quota appena meno elevata non è riuscita a risparmiare (salvo, ovviamente, che per il risparmio implicito nell’accensione di un mutuo), sia pure senza intaccare il patrimonio (il 54,6%). Questa fascia di popolazione si concentra al Nord e al Centro (10% in Lombardia, 9,7% in Toscana) ed è costituita da coppie con almeno un figlio minore nel 45,1%, mentre il breadwinner è spesso giovane (per il 63,2% non supera 44 anni) e svolge un lavoro come dipendente a tempo pieno (60,1%).
Insomma, si tratta delle potenziali vittime della crisi economica – avverte il Rapporto – perché è su di essi che i processi di declassamento economico e sociale determineranno i maggiori effetti di logoramento con forme inedite di impoverimento e di emarginazione. L’attenzione – secondo la Commissione – va dunque puntata sulla formazione di “nuove povertà” o “di fino a ieri imprevedibili figure di nuovi poveri”, refrattari alle tradizionali misure di contrasto della povertà ed esclusi dai sussidi e dalle altre forme di benefit riservati alle povertà consolidate.
Clicca qua per scaricare il rapporto.
Il 56,5% di queste famiglie dichiara di arrivare “con qualche difficoltà” alla fine del mese e una quota appena meno elevata non è riuscita a risparmiare (salvo, ovviamente, che per il risparmio implicito nell’accensione di un mutuo), sia pure senza intaccare il patrimonio (il 54,6%). Questa fascia di popolazione si concentra al Nord e al Centro (10% in Lombardia, 9,7% in Toscana) ed è costituita da coppie con almeno un figlio minore nel 45,1%, mentre il breadwinner è spesso giovane (per il 63,2% non supera 44 anni) e svolge un lavoro come dipendente a tempo pieno (60,1%).
Insomma, si tratta delle potenziali vittime della crisi economica – avverte il Rapporto – perché è su di essi che i processi di declassamento economico e sociale determineranno i maggiori effetti di logoramento con forme inedite di impoverimento e di emarginazione. L’attenzione – secondo la Commissione – va dunque puntata sulla formazione di “nuove povertà” o “di fino a ieri imprevedibili figure di nuovi poveri”, refrattari alle tradizionali misure di contrasto della povertà ed esclusi dai sussidi e dalle altre forme di benefit riservati alle povertà consolidate.
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